
Screening per la diagnosi precoce del tumore mammario: domande frequenti e risposte
Il Servizio Sanitario Nazionale effettua tre programmi di screening per la prevenzione dei tumori: due tipicamente femminili (seno e collo dell’utero) e uno universale per il tumore del colon-retto.
Purtroppo non tutti i tipi di tumore possono essere individuati in fase iniziale con un’attività di screening della popolazione.
Uno screening deve rispondere al requisito di ridurre la mortalità della popolazione a causa di una determinata patologia. Per esempio, lo screening mammografico per il tumore al seno ha dimostrato di ridurre la mortalità, a livello di popolazione per le donne nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni, del 40% (fonte: AIRC). Al momento non ci sono dati che evidenziano lo stesso risultato per chi è più giovane o anziano di questo intervallo anagrafico.
Il tumore della mammella è al primo posto per diffusione e per numero di decessi nella popolazione femminile in Italia. Ma è anche quello che permette più possibilità di cura grazie alle maggiori conoscenze delle sue caratteristiche e ai progressi nella diagnosi precoce e nel trattamento (fonte: I numeri del Cancro in Italia 2021, Aiom-Airtum, pag. 2).
Prima e dopo la fascia d’età tra i 50 e i 69 anni il bilancio dello screening è meno favorevole, o perché l’efficacia è minore o perché l’aspettativa di vita è più limitata. Questo non significa che un medico possa prescrivere, sulla base di ulteriori valutazioni o quadro clinico specifico (es. familiarità), il test a una donna anche al di fuori di queste fasce d’età.
Alcune Regioni, su indicazione del Ministero della Salute, stanno estendendo lo screening alle donne tra i 45 e 49 anni con intervallo annuale e alle tra i 70 e 74 anni con intervallo biennale.
La diagnosi precoce è possibile proprio grazie a programmi di screening che prevedono di sottoporre a mammografia le donne nella fascia di età raccomandata, cioè tra i 50 e i 69 anni, perché può ridurre del 40 per cento la mortalità per questa patologia (fonte: AIRC).
Un esame come la mammografia non previene dal tumore al seno, ma permette di diagnosticarlo e trattarlo in modo tempestivo, in modo che le cure siano più efficaci e la mortalità più bassa.
L’ecografia non è raccomandata come screening in sostituzione o in aggiunta alla mammografia. Le donne più giovani, sotto i 50 anni di età, possono fare l’ecografia al seno su indicazione di un medico specialista per esaminare un nodulo e per approfondire la sua natura.
Mammografie più frequenti di quelle suggerite per gli screening possono, in una percentuale molto bassa, ma non trascurabile, favorire la comparsa di un tumore per via delle radiazioni emesse. Rivolgersi sempre a centri dotati di macchinari nuovi, che ne emettono una dose molto ridotta.
La decisione di sottoporsi a una mammografia al di fuori degli screening deve basarsi su un’informazione completa sui pro e contro e deve essere presa dopo un colloquio con un medico in grado di valutare il profilo di rischio della singola donna.
Il consiglio è di sottoporsi allo screening mammografico seguendo le indicazioni dei programmi organizzati esistenti a livello nazionale e le raccomandazioni del proprio medico. Queste indicazioni potrebbero essere modificate o aggiornate in futuro, rispetto per esempio alle fasce di età e/o alla cadenza dello screening, in funzione della pubblicazione di nuovi studi i e ulteriori valutazioni da parte della comunità scientifica.